tratto da: 2015.fontanaprorider.it

TORN. Di ritorno dai giochi di RIO

 

Alle medie avevo fin la foto di Natalie Imbruglia sul diario di scuola e ricordo che cantava questa “Torn” di cui chiaramente non sapevo il significato di titolo e canzone visto che il mio inglese non era sicuramente al top.

Ora la lingua la parlo bene e per assurdo se guardo il viso di mia moglie con quegli occhi grandi e quel capello corto quasi le somiglia.
 

Torn vuol dire lacerato ed il mio pezzo parte da qua.

 
Sia chiaro la canzone è riferita ad altre cose e non mi sento di paragonarmi a quello stato d’animo ma semplicemente al titolo.
Sono praticamente quasi a casa e da poco è finito quell’evento che aspettavamo da 4 anni quindi siamo ancora “a caldo” ma allo stesso tempo con un briciolo di tempo per riflettere.
 
fontana_muttenz_2016
 
Arrivare pronti al 21 di agosto non è stato facile, ma io lo ero veramente. Veloce, velocissimo e concentrato con la voglia di essere proprio qua in questo momento nello stesso posto ma con una Medaglia al collo.
 

Invece quello che mi ritrovo è una ferita (in senso metaforico) profonda, di quelle che ti danno i punti dentro e fuori.

 
Quando ti tagli così all’inizio non senti proprio un bel niente come se fossi talmente forte che nulla può veramente scalfirti. Ma dopo poco inizia a bruciare ed a farti male poi da lì a breve andrai a farti medicare e la sutura farà ancora più male ma sempre sopportabile. Poi ti svegli il giorno dopo e il tuo braccio (è sempre un esempio io non ho nulla di ferito al corpo) è gonfio come un pallone, fa male e sembra dirti di stare fermo, di riposarti e lasciarlo guarire. Però noi siamo atleti e seppur fragili non ci fermiamo mai anche quando fa male, anche quando dobbiamo soffrire, anche quando il corpo ci dice di no.
 

Perché un atleta quando ha il fuoco dentro non lo fermi mica.

 
Ora il problema è che la cicatrice (badate bene non facendo il modello è quasi un trofeo da mostrare per essere cool, per sentirsi grandi) in realtà ti ricorda che lì hai sbattuto forte, lì sei caduto, lì ti sei fatto male.

Io tornerò a casa con una bella cicatrice al posto di una Medaglia ma quando vedrò mio figlio gli mostrerò l’altro braccio, quello sano anche se è il sinistro, e gli farò vedere che il Papà sta bene ed è forte. Che con quel braccio sinistro ho la forza di due braccia e due gambe e ci posso spaccare i muri se necessario. Prima però gli farò una carezza perché sarò felice di essere tornato e, anche se con l’altra mano, saprò essere delicato come un bimbo.

E quando mi chiederà del mio braccio destro glielo mostrerò dicendo che non è niente, che sono solo scivolato.
 

Perché finché deciderò di giocare non c’è niente che può fermarmi davvero.

E io voglio giocare ancora.

 
Testo e foto di 2015.fontanaprorider.it

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