Partenza / Arrivo: Miane (TV)
Lunghezza: 25 km
Dislivello: 1.065 m slm
Tempo di percorrenza: 2.30 ore
Quota massima: 1.323 m slm
Difficoltà:
Periodo consigliato:
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Rifugio Posa Puner e sentiero 989 – Prealpi Trevigiane

Sono già due anni che l’inverno, avaro di precipitazioni nevose, sta offrendo a noi biker la possibilità di percorrere itinerari che normalmente si possono percorrere sono nel periodo estivo.
Uno degli itinerari che abbiamo scelto di visitare in questi primi giorni del 2017 è stato quello che da Miane (TV) porta al rifugio Posa Puner.
Miane è il paese a ridosso dei colli trevigiani famoso per l’organizzazione della Prosecchissima, una delle gare marathon più importanti della zona.

In questa occasione però la scelta del luogo non è stata per motivi agonistici ma per finalità ludiche: l’obbiettivo della giornata è quello di salire ai 1350 mt del rifugio Posa Puner, posto a fianco della sommità del monte Cimon, per poi scendere attraverso il sentiero 989, sentiero definito in molte recensioni a tratti tecnico ma al contempo molto divertente.
La giornata scelta per questo giro si è presentata ottima in termini meteorologici ma molto fredda in termini climatici.
Sebbene ci fosse un bel sole la temperatura alla partenza era decisamente glaciale: appena scesi dalla macchina il termometro segnava -7.
La cosa personalmente non mi ha turbato particolarmente perché non era la prima volta che giravo con queste temperature, tuttavia non ho sottovalutato le condizioni e ho prestato molta attenzione all’abbigliamento da indossare rigorosamente a strati per meglio modularli durante i momenti di maggior fatica.
 

 
I compagni di questo giro sono stati Mauro e Marco: devo dire che anche loro sono stati bravi perché non è affatto facile trovare a questa stagione persone che abbiamo voglia di affrontare, con queste temperature, una salita di 16 km per 1100 metri di dislivello, ammirevoli per il fatto di aver accettato l’invito visto che entrambi, ma soprattutto Marco, non sono pratici di queste tipologie di uscite.
 

Mauro oltre a chiacchierare gesticola per dare più incisività ai concetti esposti 🙂


 
Appena partiti, a Mauro, grande chiacchierone 😉 , non mancava il fiato per affrontare diversi argomenti e già dall’inizio della salita inizia a snocciolare qualche argomento sul quale discutere.
Fiato ce n’era visto che comunque il ritmo impostato era blando e in questa occasione più che la prestazione si è badato maggiormente a contrastare le condizioni climatiche.

Dopo aver passato il paese di Combai abbiamo lasciato la strada principale iniziando la lunga salita sempre su strada asfaltata.
Sebbene l’asfalto non sia il terreno preferito dei mountainbikers questo tratto non è molto frequentato da mezzi motorizzati.
A parte un paio di trattori fermi a “fare legna” l’unica macchina che ci ha superato era quella del gestore del rifugio.

Più si saliva e più il bosco si faceva rado finché di inizio a scorgere una bella visuale sulla valle di Miane e sulle colline pedemontane circostanti.
 


 
Arrivati al bivio nei pressi malga Budui, chiusa in questa stagione, abbiamo girato a destra per l’ultimo tratto di strada che, poco dopo, è diventata sterrata per circa 1,5km (l’unico tratto sterrato della salita)
 

Gli ultimi 1,5 km si presentano sterrati rispetto al resto della salita che è asfaltata ma poco trafficata


 
Arrivati al Rifugio non abbiamo mancato di praticare una delle stravaganze del momento: chiamare a casa per far salvare l’immagine dalla webcam del rifugio con noi in posa
 



 
Appoggiate le bici alla staccionata del rifugio abbiamo iniziato a guardare la montagne circostanti, soprattutto quelle più alte ad est che segnano il confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia.
 

Le montagne di confine tra Veneto e Friuli


 
La temperatura non ha permesso di stare molto all’aperto dopo esserci fermati e quindi, dopo qualche scatto, siamo entrati in rifugio per un meritato pranzo davanti al caminetto accesso.
Non potevamo desiderare di più visto che per tutta la salita abbiamo affrontato temperature intorno ai -5° che hanno raffreddato non poco le nostre estremità, ma dopo aver consumato un primo piatto caldo e un dessert ci siamo preparati per la parte più divertente dell’itinerario: la discesa.

Appena sotto al rifugio in corrispondenza di una chiesetta inizia il sentiero che scende passando, dopo alcune centinaia di metri, a fianco di una piccola pozza d’acqua, che funge probabilmente da abbeveratoio nel periodo estivo per gli animali al pascolo.
 

Il primo tratto della discesa attraverso i prati dai colori autunnali


 
Dopo alcune centinaia di metri il sentiero si è fatto strada nel bosco facendosi un po’ ripido. E’ qui che abbiamo avuto il nostro primo imprevisto della giornata: Marco ha impattato con la ruota posteriore probabilmente contro una roccia, tagliando il fianco della gomma, guasto riparato inserendo una camera d’aria. Non contento, dopo essere ripartiti, al secondo tratto di sentiero è stato il turno della ruota anteriore, forata con le stesse modalità, e questa volta Mauro lo ha letteralmente salvato da una camminata di 6 km lungo il sentiero, prestandogli una camera d’aria delle sue. 😉
 

Non potevano mancare gli imprevisti: oggi il protagonista è stato Marco con la sua doppia foratura


 
Qualche piccola considerazione sull’accaduto: se in condizioni normali cercare di riparare una gomma tubeless potrebbe essere un’operazione semplice, come altrettanto semplice e agevole cambiare una camera d’aria, nelle condizioni di temperatura sottozero queste operazioni possono creare qualche problema. Il liquido antiforatura a queste temperature non ha le stesse caratteristiche che possiede a temperature “normali”. Inoltre le operazioni manuali, da farsi generalmente senza guanti, fanno si che le mani a contatto con parti metalliche della bici inizino a ghiacciarsi molto rapidamente con conseguenti disagi e tensioni psicologiche.

Morale: prima di iniziare la discesa occorre spendere qualche secondo per verificare alcuni piccoli particolari quali per esempio la pressione delle gomme onde incappare in situazioni spiacevoli, come è capitato ai nostri amici!
 

 
Fortunatamente i nostri guai erano finiti e abbiamo potuto gustare a pieno la discesa immersa nel bosco che presentava tratti veloci moderatamente scassati intervallati da passaggi con gradini di roccia e tornantini stretti al limite del nose press.
 


 
Dobbiamo dire che è stata una delle più belle discese in single track che si possano trovare in queste zone, alla fine eravamo tutti entusiasti di essere riusciti a godersi a pieno dei passaggi che offriva.

Note conclusive: Non possiamo che consigliare questo itinerario, la salita sebbene presenti un discreto dislivello è quasi interamente in asfalto poco trafficato permettendo di salire agevolmente senza particolari strappi. La discesa non è né affatto banale ma neanche troppo estrema, tuttavia comporta delle buone doti di controllo della bici per potersi divertire.

Riferimenti: Rifugio Posa Puner, Tel. 04381910011 Cell. 3487595059
 
Testo e Foto: Alberto Pavanello

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