-LA VOSTRA POSTA-

Vacanze al bike park Hafjell, Norvegia (Andrea da Alano di Piave BL)


 
In Norvegia, a 15 minuti di auto da Lillehammer, dove nel 2016 si sono tenute le Olimpiadi invernali, c’è Hafjell, una località sciistica che è stata più volte tappa della Coppa del Mondo di Downhill, l’ultima volta nel 2014 come mondiale. A vincere fu Gee Atherton ma sicuramente molti la ricorderanno per un quarto posto di Neko Mulally dopo una discesa fatta interamente senza catena, o per lo sfortunato atterraggio dal salto finale dove Josh Bryceland si ruppe la caviglia, arrivando secondo per un soffio.
 
Il park è servito da una funivia, una seggiovia e conta 17 sentieri diversi, adatti a qualunque biker, anche a chi affronta un sentiero in MTB per la prima volta. Il noleggio ha delle Scott Gambler e il vestiario completo è incluso. Si può anche girare con una guida, il pass è solo giornaliero e costa 350nok, circa 35€.
 

 
Le prime cose che saltano all’occhio di un biker che abita vicino alle Alpi, sono il paesaggio e la pendenza. Il primo non è particolarmente accattivante, dalla cima si vede il fiume che scorre lungo la valle e una miriade di case in costruzione. In questa zona le montagne sono mediamente più basse e più “levigate” e ad Hafjell la pendenza è relativamente bassa, non oltre il 20% nei sentieri più tecnici. Chiaramente non è il solo fattore che determina la difficoltà di un percorso. A Hafjell non manca nulla, drop enormi, rocce, radici in contropendenza, salti lunghissimi diventati famosi grazie ai video di gente come Remy Metailler, Niko Vink, Makken ecc.
 

 
Dato il meteo sfavorevole durante tutto il weekend ho evitato le due tracce più tecniche, non ero interessato a recensire il servizio di soccorso (che comunque dispone di 3 buggy con carrello porta barella)!
 
L’attrazione principale del park è il Roller Coaster, un flow trail pieno di salti (circa 40), non impossibili ma che richiedono un’altissima concentrazione, per una serie di fattori: sono quasi tutti doppi step-down, quindi l’atterraggio non è visibile mentre si approccia la rampa, bisogna ricordarsi bene qual’e la velocità giusta per questo o quel salto. In linea di massima se si percorre il tutto senza usare troppo i freni e pennellando bene le curve, si riesce a chiuderli tutti, ma su qualcuno c’è da pinzare leggermente i freni, altrimenti si arriva lunghi e si perde velocità per il salto successivo, perché sono spesso messi in sequenza ravvicinata: un altro fattore che contribuisce a mantenere costantemente l’adrenalina a livelli stellari! Non mancano sponde altissime, shark fins e salti in curva.
Al termine ci sono due scelte, la più naturale è l’Ekspressen, un nome davvero azzeccato perché ci si sente come su un treno, un paio di ripidi avvallamenti ci lanciano ad altissima velocità su un gap jump e un panettone piuttosto lungo (senza dubbio oltre i 10 metri), sempre condito da sponde degne di una pista da bob. Essendo “espresso” è anche abbastanza breve, e il ritorno alla funivia avviene in parte su strada sterrata ed in parte su sentieri verdi ed azzurri, non sempre esaltanti.
 

 
Nelle piste azzurre e anche su qualcuna di livello leggermente più alto, tipo la New School, un flow trail semi naturale in cui le radici più pericolose sono state incise per avere più grip con il bagnato, e si può dire che funziona.
 

 
Il terreno è caratterizzato da sabbia finissima molto compatta che offre un ottimo grip anche in caso di pioggia. Rocce smosse non pervenute, sono tutte ben ancorate al suolo, e la maggior parte abbastanza arrotondate da non richiedere gomme con carcassa da dh.
Impressioni finali? Non un granché. Ho avuto modo di parlare in seggiovia con un ragazzo svizzero, ancora più perplesso di me: “ecco, vedi quel sentiero? Per me quella è una traccia che fanno le mucche in qualche località delle alpi“, mi dice.
 

 
Venerdì insieme ai sui amici volevano pedalare fino in cima e provare una discesa, ma sono stati fermati da uno shaper che li ha caldamente invitati a non scendere, i sentieri durante la settimana sono chiusi perché gli addetti sono sempre al lavoro per mantenerli in condizioni perfette.
 

 
La cosa ha fatto ridere entrambi, perché i sentieri sono davvero ben distanti dall’essere in condizioni perfette: braking bumps ovunque, canali formati dall’erosione dell’acqua qua e là, alcuni atterraggi un po’ sul vago, molte passerelle di legno con la rete metallica quasi completamente strappata via, e alcune addirittura senza, robe da far ghiacciare il sangue nelle vene quando sei sotto la pioggia!
 

 
Il park è aperto solamente nei weekend, dalle 10 alle 17, e credo che dato anche il “pedigree” sia lecito aspettarsi un livello di manutenzione diverso da quello in essere…quindi non guardiamo tanto distante, qui su Alpi e Dolomiti abbiamo delle strutture che sono davvero di altissimo livello!
 
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