GAERNE GRAVITY, L’INTERPRETAZIONE DI CALZATURA PER L’ENDURO
C’è poco spazio per le chiacchiere, il mondo dell’enduro sta crescendo e si sta sempre più specializzando…sebbene ci sia ancora chi non vuole vedere quest’evoluzione in atto.
Biciclette e materiali sempre più specifici per questa disciplina e non da meno le calzature, elemento fondamentale che unisce il rider al proprio mezzo e ne trasmette la potenza.
Grazie a questo test facciamo luce sulle nuove GAERNE GRAVITY, un modello dedicato alla disciplina enduro ma non solo. Le scarpe le abbiamo in prova da oltre un anno sebbene siano state presentate pochi mesi fa alla fiera Eurobike 2016, dato che abbiamo collaborato attivamente con GAERNE per la realizzazione fin dal primo prototipo.
COME SONO FATTE
Il concetto di partenza è stato quello di creare una scarpa che coniugasse i pregi delle scarpe dedicate al downhill con quelli delle scarpe da crosscountry, visto che attualmente la maggior parte degli enduristi utilizza ancora l’una o l’altra tipologia di calzature.
Mentre per la suola il problema è stato marginale avendo scelto fin da subito la soluzione proposta dall’italiana Vibram, caratterizzata da un battistrada quasi completamente liscio, con delle feritoie per garantirne lo scarico del fango e degli intagli trasversali in punta e sul tallone per aumentare il grip nei brevi tratti da fare a piedi, per la tomaia ci sono voluti alcuni mesi e molti prototipi prima di trovare la soluzione migliore.
Il modello definitivo presenta una tomaia in materiale sintetico, traforata nella parte superiore e laterale.
La zona interna alla caviglia è caratterizzata da una parte rialzata che ricorda molto alcuni modelli di calzature dedicate al downhill, mentre la chiusura è affidata a due rotori (per scarpa) BOA L6.
Nella parte anteriore è stato rinforzato il puntale per aumentare la sicurezza in caso d’impatto.
All’interno, la soletta è in materiale anallergico e antibatterico, presenta una forma anatomica ed è provvista di fori per agevolare la ventilazione del piede.
IL TEST
Fin dall’inizio dello sviluppo di queste GAERNE GRAVITY siamo stati partecipi delle scelte prese assieme a GAERNE e ad altri tester.
L’intento è stato proprio quello di creare una scarpa che rispecchiasse a pieno le aspettative di chi pratica enduro. Oltre 4 mesi di test per questo modello definitivo e ben oltre un anno dal primo progetto, questi i periodi di prova ai nostri piedi.
BOA L6
L6 è il nome della chiusura che equipaggia le GAERNE GRAVITY, fa parte della nuova collezione dell’americana Boa, azienda specializzata in tali chiusure e sempre più presente nel mondo del ciclismo come anche negli altri sport.
Rispetto ai modelli precedenti troviamo una protezione esterna al Boa inferiore, una forma più ergonomica dei rotori e l’assenza di viti. Entrambi i rotori infatti adottano un montaggio ad incastro compreso il fissaggio alla tomaia grazie ad un attacco a baionetta che permette di effettuare una rapida riparazione in caso di danno accidentale.
Purtroppo non è stato possibile utilizzare il modello IP1 in quanto più esposto ad eventuali urti, dico “purtroppo” perché è stato provato in una delle versioni precedenti a questa definitiva e la funzionalità di rilascio micrometrico (1 click = 1 mm) è tornata utile in alcuni ambiti d’utilizzo migliorandone il confort durante la corsa.
RIDING
Sono scarpe dedicate all’enduro agonistico, pochi dubbi a riguardo, l’intersuola mediamente rigida coadiuvata da una tomaia di pari caratteristiche dona un carattere corsaiolo alle GAERNE GRAVITY.
Il peso di 470 g ciascuna, in taglia 43, le posiziona nella media per questo settore.
La tomaia progettata e realizzata da GAERNE è molto avvolgente e di primo impatto ricorda quasi una scarpa da crosscountry, come anche la chiusura gestita dal sistema di nuova concezione BOA L6, che risulta funzionale.
La forza trasmessa viene applicata ai pedali senza dispersioni sia durante la pedalata che in tutte le altre fasi di guida dove invece si apprezza una stabilità della calzata oltre gli standard abituali per questa disciplina.
Foto ©Simone Piran
La chiusura Boa è solida ed efficace. Ruotando il Boa si aziona la chiusura micrometrica mentre alzandolo si rilascia totalmente.
Ai fini prestazionali soprattutto in ambito escursionistico / all mountain avremmo preferito trovare la versione IP1 con rilascio micrometrico.
La suola Vibram è strutturata per l’utilizzo di tacchette SPD, il battistrada praticamente liscio ha buone doti di grip nel caso di terreno asciutto sia grazie alla mescola Vibram Megagrip Compound di ottima qualità sia grazie a due feritoie poste una in punta e una sul tallone che creano tenuta con il terreno.
Se il terreno si presenta umido o ancor peggio fangoso la situazione non rimane tale e si sente il limite della suola liscia.
Il tallone è anch’esso robusto e rigido per contenere il piede ed evitare che “scalzi”.
Nei periodi più caldi abbiamo apprezzato i fori posti sulla tomaia, i quali aiutano a mitigare la temperatura che altrimenti risulterebbe troppo alta anche a causa degli spessori dei materiali utilizzati.
PROTEZIONE
GAERNE ha cercato di dare alle GRAVITY delle protezioni extra in funzione alla destinazione d’uso, troviamo quindi un puntale rinforzato ed un interno caviglia rialzato. Anche la suola funge da elemento protettivo ammortizzando come ci si aspetterebbe gli urti derivanti da sassi ed ostacoli colpiti accidentalmente.
CONCLUSIONI
Come sempre i brand italiani sono portavoci mondiali di qualità e funzionalità in ambito calzaturiero. GAERNE ha creato un prodotto in grado di soddisfare i sempre più numerosi bikers che praticano l’enduro.
Le GRAVITY rispecchiano le necessità dei praticanti dell’enduro, ma la destinazione d’uso non si ferma qui, si spinge infatti fino all’utilizzo nel downhill garantendo ottime performance o anche nell’ambito escursionistico pur mantenendo a mente i limiti dettati dalla suola liscia in caso di fango.
Il carattere della scarpa lo si nota immediatamente, sviluppata da campioni di questa disciplina e da tester nei campi gara.
Sito del produttore: www.gaerne.com
Test: Matteo Pedrech
Foto: Lorenzo Zago, Matteo Pedrech e Simone Piran
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