CANNONDALE SCALPEL SE 1 my2021

Per la maggior parte degli appassionati di crosscountry sentire la parola SCALPEL porta alla mente le mountain bike estremamente tecnologiche del marchio americano, biammortizzate fin dal primo modello utilizzato in gara nel 2001. SCALPEL è sinonimo di crosscountry biammortizzata da oltre 20 anni, tra gare e successi a partire dall’esordio con Cadel Evans e il team Volvo Cannondale.

Presentata a maggio 2020 (a questo link: mtbtech.it/cannondale-scalpel-2021) la Scalpel 2021 è stata profondamente rinnovata, anzi per essere precisi lo sviluppo è partito senza preconcetti, i tecnici dell’azienda americana hanno infatti realizzato un carro totalmente nuovo, brevettato, tanto semplice quanto geniale. L’originalità dei progettisti Cannondale è un segno distintivo del brand visto come negli anni hanno costantemente proposto soluzioni innovative e fuori dai canonici schemi.

La principale novità della Cannondale Scalpel 2021 è il carro, caratterizzato da un quadrilatero ma…senza cuscinetti nel giunto Horst! I foderi inferiori sono stati laminati nel punto di movimento dell’Horst Link per permettere il movimento come se fosse dotato del classico perno con cuscinetti. Scelta necessaria per sopperire ad uno dei motivi che ha fatto pressoché scomparire dalle mountain bike da crosscountry una delle migliori cinematiche esistenti: l’aggravio di peso.

Perché la necessità di un quadrilatero?

I tecnici Cannondale si sono chiesti come migliorare ulteriormente un prodotto già apprezzato e performante, concentrandosi soprattutto sulla cinematica del carro. Già nell’ultima versione uscita nel 2017 è stato aggiunto un pivot, indispensabile per accrescere le performance della sospensione e adeguarla a percorsi sempre più tecnici, trend che non è cambiato in questi ultimi anni e che ha costretto i tecnici Cannondale a delle scelte radicali.

Per migliorare la cinematica era necessario passare a un sistema dotato di giunto Horst, quindi svincolare la ruota posteriore dal raggio di movimento dei foderi bassi cosicché la sospensione potesse rimanere più attiva anche in frenata.

I vantaggi di un Horst Link sono lampanti e chi ci legge sa di cosa si parla. Una sospensione di questo tipo dona alla bicicletta una maggiore trazione e una rigidità torsionale molto buona, che in termini pratici equivalgono a un maggior controllo e maggior reattività, e quindi prestazioni superiori.

COM’È FATTA:

Ma oggetto di questo test è la Scalpel SE, versione che estende all’ambito trail le prestazioni della Scalpel seppur condividendo lo stesso telaio. Il nuovo hardware aumenta l’escursione da 100 mm (anteriore e posteriore) a 120 mm (sempre anteriore e posteriore) aprendo ulteriormente l’angolo di sterzo. La forcella Lefty lascia spazio a una più tradizionale RockShox SID, bloccabile e regolabile, mentre la presenza del reggisella telescopico di serie agevola ancor di più nei tratti guidati classici del trail riding.

Il questo test ho provato la versione Scalpel SE 1, in taglia L, caratterizzata da un colore grigio pastello senza la classica scritta sulla tubazione obliqua. Il marchio Cannondale compare infatti solamente nella zona della serie sterzo, scelta grafica molto sobria che porta ad osservare il montaggio di qualità di cui è dotata.

IL TELAIO

Realizzato interamente in carbonio BallisTec presenta geometrie rinnovate, con un’angolazione del tubo sterzo più aperta di un grado e mezzo e un angolo del tubo sella più chiuso di un grado se paragonati alla versione precedente, un carro molto corto e forme che portano ad un baricentro più basso. La tubazione diagonale mediante una piega che porta al movimento centrale, lascia spazio a ben due portaborraccia e dispone anche del nuovo kit STASH Cannondale.

Integrato nel tubo obliquo della bicicletta, sotto l’attacco del portaborraccia, il kit STASH dispone di tutto il necessario per rapide riparazioni tra cui 8 miniattrezzi in 1 inseriti in una custodia a estrazione rapida, un kit di riparazione tubeless Dynaplug e una bomboletta di CO2 o una minipompa.

L’ammortizzatore è fissato al top tube il quale risulta decisamente basso, e il movimento è filtrato tramite una biella molto piccola fissata al piantone sella.

Rimanendo a parlare del carro troviamo la vera novità della Cannondale Scalpel 2021: il FLEX PIVOT.

Tecnicamente si tratta di una laminatura ad altissima densità del carbonio in un punto ben preciso, visto che non è più l’intero fodero a flettere (come nelle versioni precedenti). Lo sviluppo tecnologico ha portato ad ottenere un livello si sensibilità tale che la sospensione inizi a muoversi con solamente 1,8 kg di carico (senza ammortizzatore), mantenendo pertanto il ProportionalResponse, cioè la caratteristica di Cannondale nel customizzare ogni taglia per permettere l’ottimizzazione delle prestazioni in funzione del rider. Lo sviluppo del carro Flex Pivot è stato portato avanti anche da atleti professionisti alla guida di Cannondale Habit dotate di questa tipologia di cinematismo, per appurarne non solo la rigidità ma anche la resistenza ad urti molto più ampi rispetto a quanto si affronta solitamente nel crosscountry.

I cuscinetti inferiori del cinematismo sono posti all’interno del telaio per incrementarne la rigidità e la protezione da polvere e acqua. È protetto inoltre da un piccolissimo parafango in materiale plastico che devia ulteriormente i detriti portati dalla ruota posteriore. Nel punto di fulcro tra l’ammortizzatore e la biella troviamo una protezione similare che copre i due cuscinetti. Tale protezione, durante il test, ho dovuto sistemarla perché posizionata ad incastro e si era spostata.

Spostandoci invece verso la parte anteriore troviamo una serie sterzo molto sostanziosa nel volume, la quale prevede inoltre il passaggio cavi interno sia per il cambio che per il reggisella e il freno posteriore.

Con soli 1910 grammi compreso l’ammortizzatore, il nuovo telaio della Scalpel è uno dei più leggeri mai realizzati per mountain bike bi-ammortizzate.

LE GEOMETRIE

I COMPONENTI

Come anticipato qualche riga più su, la versione SE non prevede la forcella Lefty bensì un elemento tradizionale, per il semplice fatto che ad oggi Cannondale non ha sviluppato tale misura di escursione. Durante la presentazione ho chiesto se prevedono tale sviluppo in futuro ma i tecnici non si sono esposti in affermazioni troppo precise…Avranno forse qualche sorpresa per il futuro? Noi attendiamo fiduciosi.

Entrambe le unità ammortizzanti della Cannondale Scalpel SE 1 sono della serie SID di RockShox, la forcella ad aria prevede steli da 35 mm di diametro ed è bloccabile tramite la ghiera posta sulla parte superiore dello stelo destro. L’ammortizzatore posteriore è bloccabile tramite una levetta discretamente comoda, ma non possiamo affermare lo stesso per la regolazione della velocità di ritorno visto che è necessario l’ausilio di una chiave esagonale.

Reparto ruote di altissima qualità assegnato a Maxxis per i copertoni, ricordiamo da 29 pollici, Ardent Race all’anteriore da 2.35 e Recon Race al posteriore da 2.25 di larghezza e caratterizzati dalla tecnologia 3C. Hollowgram i cerchi, dotati di canale da 25 mm e realizzati in carbonio. I mozzi sono DtSwiss e adottano 28 raggi per ogni ruota. L’insieme copertoni-cerchi è tubeless e l’abbinata rappresenta un assoluto top di gamma.

L’allestimento prosegue con un gruppo Shimano XT a 12 velocità e pedivelle Hollowgram da 175 mm di lunghezza. Il pacco pignoni è rapportato 10-51 mentre la corona è da 32t. Da notare che a differenza di molti allestimenti che troviamo normalmente, questa SCALPEL SE non adotta componenti misti XT-SLX ma sia manettino che pacco pignoni sono della stessa serie del deragliatore, chapeau!

Rimanendo a parlare del brand giapponese non possiamo che menzionare l’impianto frenante dotato di pinze a 2 pistoncini e dischi rispettivamente da 180 e 160 mm.

La sella Fabric non spicca per caratteristiche tecniche, adotta una forma anatomica ed è sorretta da un reggisella telescopico da 150 mm (misura che varia in base alla taglia della bicicletta) con comando remoto al manubrio.

Il cockpit prevede un manubrio Cannondale in carbonio da ben 780 mm di larghezza, fissato ad un attacco in ergal 7075.

IL TEST:

In test mi è arrivata la Cannondale SCALPEL SE 1 in taglia L, adatta –secondo il sito Cannondale– già a partire dai 174 cm di altezza, affermazione che ritengo fin troppo ottimistica permettendomi pertanto di consigliarla oltre i 177-178 cm di altezza. Resta sottinteso il consiglio di valutare la taglia presso il rivenditore di fiducia che saprà mettere in relazione le misure del rider alla giusta taglia della Scalpel.

Una volta montata la bicicletta ho provveduto a regolare le sospensioni. Il setting del SAG si è rivelato semplice da effettuare grazie al fatto che entrambe le unità ammortizzanti sono provviste di o-ring che agevola nella valutazione dell’abbassamento. Ho avuto difficoltà invece nella regolazione della frenatura del ritorno del monoammortizzatore, in quanto per affinarla, come dicevo è necessario agire sul registro tramite una chiave a brugola. Per entrambe ci sono volute un paio d’uscite prima di trovare la pressione ideale, alcuni chilometri di rodaggio sono essenziali soprattutto quando i materiali sono nuovi come in questo caso.

RIDER: Ivan Zulian. ABBIGLIAMENTO: TLA, Lazer, Gaerne.

La posizione di guida l’ho modificata dopo alcune uscite per meglio adattarla al mio stile di guida, abbassando leggermente il manubrio -spostando gli spacer sotto l’attacco manubrio- così da avere una guida più caricata sull’anteriore. Il posizionamento della sella l’ho mantenuto centrale rispetto al piantone.

IN PIANURA

L’anima crosscountry viene messa bene in mostra fin dalle prime pedalate: una volta ottimizzata l’impostazione di guida, la Cannondale Scalpel SE 1 trasmette a chi la guida una sensazione di rigidità e reattività paragonabili a una mountain bike da gara. I 20 mm di corsa in più sono solo un dettaglio.

Telaio rigido, ruote in carbonio e copertoni molto scorrevoli sono i punti chiave che determinano accelerazioni fulminee non appena ci si alza in piedi sui pedali. Se poi aggiungiamo il fatto che le sospensioni -una volta bloccate- diventano estremamente rigide, allora ecco che ci troviamo a guidare una mountain bike tanto performante in ambito trailriding quanto vicina alle sorelle più racing e declinate puramente all’utilizzo crosscountry.

La trasmissione dotata di pacco pignoni a 12 velocità 10-51 e corona da 34 denti è una giusta via di mezzo in grado di garantire un discreto allungo ma anche un’agilità sufficiente per non infierire su chi è meno allenato. Rimane ben nota la caratteristica comune a tutti i sistemi monocorona: la scalatura tra i rapporti posteriori è decisamente ampia e spesso non si trova il rapporto ideale.

IN SALITA

Vi ho già anticipato quanto questa Scalpel SE sia molto simile ad una crosscountry e in salita il carattere da scalatrice esce ancora più vigoroso. La posizione in sella molto grintosa e caricata in avanti agevola nel tenere la ruota anteriore aderente al terreno. Il grip è garantito dall’altissima qualità dei copertoni di serie che lavorano in simbiosi con il carro posteriore, il quale, una volta bloccato l’ammortizzatore, diventa estremamente rigido. Nella maggior parte delle salite da mediamente sconnesse fino a molto tecniche ho preferito mantenere il carro attivo adottando però un SAG attorno al 20%, rispetto ad un più canonico 25-30%, per avere una bici più rigida e quindi reattiva anche a sospensione attiva, senza però perdere il grip che offre rispetto a una hard-tail.

La leggerezza della bici nel suo insieme, che al bilancino fa segnare 11,4 kg in taglia L, permette di esibirsi in numeri trialistici quando il tratto di salita tecnico lo richiede. Risulta molto intuitivo ad esempio scavalcare ostacoli con il classico “colpo di reni”, o spostare la ruota anteriore in senso laterale in stile bike-trial.

Le similitudini caratteriali rispetto ad una crosscountry pura sono veramente molte. Rimanendo a parlare delle doti in salita ho goduto del surlpus offerto dal reggisella telescopico in alcuni frangenti molto tecnici, e mi sono chiesto come mai i tecnici Cannondale non abbiano pensato di dotare una delle tante varianti di Scalpel di questo prezioso e sempre più utilizzato accessorio.

Che l’animo della Scalpel SE sia meno aggressivo rispetto alle sorelle da 100 mm di escursione lo si nota anche dal fatto che per bloccare e sbloccare le sospensioni bisogna agire manualmente su entrambe le levette adibite a tale scopo. Avrei preferito trovare un comando unico a manubrio, visto che il telaio è predisposto per poterlo montare. Con un upgrade del genere la Scalpel SE potrebbe avvicinarsi molto ai sogni degli amanti delle competizioni marathon, no?

IN DISCESA

Il telaio completamente riprogettato ha avuto come punto fermo fin dall’inizio il fatto di dover migliorare le performance del carro, motivo per il quale i tecnici hanno sostituito il cinematismo a single pivot con il più aggiornato quadrilatero con giunto Horst, in questa versione Flex Pivot. Con questo nuovo cinematismo il balzo in avanti in termini di sensibilità è notevole e lo si nota fin dalle prime pedalate, godendo di un quasi inesistente fenomeno di bobbing soprattutto se la sospensione viene tarata con un SAG attorno al 20%.

In discesa la maggior sensibilità del carro si tramuta in maggior aderenza della ruota posteriore che determina inoltre un comportamento che va oltre ai limiti delle piattaforme da crosscountry, regalando a questa Scalpel SE un surplus maggiore in questi frangenti. Maggior sicurezza quindi, che porta a poter affrontare le discese adottando una guida più rilassata, merito anche del reggisella telescopico montato di serie e di quei 2 centimetri in più di escursione che chilometro dopo chilometro fanno la differenza, e questo potrebbe essere un elemento di valutazione ulteriore per gli amanti delle gare marathon e delle lunghe escursioni abituati quindi a macinare chilometri ad esempio lungo i passi alpini.

La Cannondale Scalpel SE 1 è dotata di un impianto frenante Shimano XT sempre pronto e all’altezza di tutte le situazioni in cui ci siamo trovati, anche mettendolo sotto torchio lungo discese più enduristiche. Le pastiglie di tipo organico mordono con grinta anche alla prima pinzata e mantengono le loro qualità frenanti senza indugi anche nelle discese mediamente lunghe.

Ho apprezzato molto l’insieme delle ruote, formato da cerchi Hollowgram in carbonio, copertoni Maxxis, raggi e mozzi, per le performance di altissimo livello che offrono. Rigidità e precisione di guida sono le qualità che fanno dimenticare il fatto di guidare dei ruotoni da 29 pollici, offrendo cambi di direzione fulminei e precisi. Anche in fase di curva il mantenimento della linea impostata è intuitivo, riuscendo a girare la Scalpel SE in modo tempestivo e preciso.

Le gomme Maxxis Rekon Race da 2.35 offrono un buon cuscino che filtra le micro asperità del terreno, ma attenzione che i più smaliziati in discesa potrebbero doverle gonfiare a circa 0,2 atmosfere in più rispetto alla pressione abituale se si affrontano tratti dove il rischio pizzicatura si fa importante. In termini di scorrevolezza sono quanto di più performante si possa desiderare, sebbene in caso fango sia meglio puntare su copertoni dai tasselli più pronunciati.

Le sospensioni hanno necessitato di un rodaggio durato almeno un paio di uscite, rodaggio che si è rivelato fondamentale per trovare la giusta pressione e il corretto setup delle frenature, potendo così godere delle massime performance che i componenti in questione sono in grado di offrire. La nuova linea di unità ammortizzanti ROCKSHOX SID si è rivelata leggera e performante anche in quest’ambito più trailride, sebbene il nome SID sia divenuto famoso nelle competizioni crosscountry.

Valutazione positiva anche per la scelta del cockpit, dove ho apprezzato il manubrio in carbonio per il fatto di riuscire a smorzare molto bene le vibrazioni, anche grazie alle ottime manopole ESI Grip, mentre in termini di larghezza ritengo corretta la misura di 780 mm, comunque accorciabile di un paio di centimetri per meglio adattarsi al fisico del rider. L’immancabile reggisella telescopico si è dimostrato per l’ennesima volta una presenza fondamentale in termini di sicurezza di guida e di performance sia in discesa che in salita, tant’è che mi sono chiesto (ponendo la domanda anche ai tecnici Cannondale) come mai non ci sia un allestimento della Scalpel (da non confondere con la Scalpel SE) con questo ormai essenziale componente presente di serie…ma di questo parleremo in un altro articolo.

NOTE:

Sono abituato ad avere tutti gli strumenti necessari sempre con me nello zaino, lo ammetto, ma durante la prima uscita con la Cannondale Scalpel SE 1 ho avuto la necessità di regolare una pinza freno che scaldandosi a causa dello sfregamento continuo iniziava a fare rumore. Del tutto normale essendo la prima uscita. E quale occasione migliore per provare il multitool Fabric presente vicino al portaborraccia? Detto fatto, senza dovermi nemmeno togliere lo zaino ho provveduto ad assestare la pinza del freno posteriore regolandola definitivamente. Un aiuto non di poco conto per chi, vuoi per dimenticanza o per pedalare leggero, non porta mai con sé nemmeno gli strumenti essenziali. 😉

CONCLUSIONI:

Con la Cannondale Scalpel SE ho girato in lungo e in largo per cercare di conoscerla e spiegarvela nel modo più completo, ho percorso i trail “di casa” e l’ho utilizzata per conoscere nuovi sentieri, come l’uscita in compagnia di Mirko Tabacchi (link al video YouTube: youtu.be/vuMUPQnO330).

Cosa che mi ha colpito di più usandola?

La leggerezza, la rigidità e la precisione di guida. Una 29er che fa dimenticare la superiorità -in termini di agilità- delle 27.5 tant’è che secondo la mia valutazione si posiziona ai vertici tra le trailbike “leggere” o “xc-oriented”. Una mountain bike tutto sommato semplice ma nel contempo estremamente performante, incredibilmente può essere ideale sia per l’agonista XC in cerca di una mountain bike più comoda, sia per il biker intermedio che cerca una piattaforma ideale per macinare chilometri e per non farsi mancare le uscite esplorative che comprendano anche situazioni tecniche da affrontare.

Per chi ne fa un utilizzo più escursionistico potrebbe essere una buona idea il fatto di sostituire i copertoni con dei modelli più adatti al trailriding, dotati quindi di carcassa più resistente, sacrificando qualche etto di peso. Il gruppo Shimano XT si conferma un riferimento di assoluta affidabilità e dalle prestazioni elevatissime, come anche i cerchi Hollowgram: è un piacere trovare “di serie” allestimenti di questo livello tenendo conto anche del prezzo totale inferiore ai 5000 €.

Cannondale offre la garanzia a vita sul telaio della Scalpel SE,come anche per gli altri modelli, attivabile registrandosi nel sito https://warranty.cannondale.com/.

Prezzo di listino: 4999 €

 

Cosa non ci è piaciuto:
Gomme troppo leggere per il trailriding più spinto.
Cosa ci è piaciuto:
Ottimo rapporto qualità/prezzo;
Agilità e reattività nei tratti guidati;
Performance in salita;
Peso molto basso.

 
Link al sito Cannondale: www.cannondale.com

 
Testo: Matteo Pedrech
Foto: Matteo Pedrech
Rider: Ivan Zulian

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