[TEST] KTM ULTRA 1964 COMP

Per iniziare a fare sul serio non è necessario spendere cifre folli, ne è la prova la linea ULTRA di KTM e in questo test abbiamo messo alla prova il modello 1964 COMP.

Siamo abituati a provare mountain bike top di gamma, biciclette che superano spesso i 7-8000 euro, ma che nello scenario reale non rispecchiano quelli che sono i reali acquisti della maggioranza degli appassionati. Soprattutto i neofiti o comunque coloro che si cimentano in questo meraviglioso sport e vogliono iniziare a fare sul serio, non spenderebbero mai -giustamente- tali cifre. Per questo motivo abbiamo deciso di mettere alla prova una bicicletta da meno di 1500 €, la KTM ULTRA 1964 COMP.

COM’È FATTA:

La base della KTM ULTRA è il telaio in alluminio 6061, una lega che riesce a coniugare molto bene le qualità di leggerezza e di solidità. Essendo una front i concetti di base sono molto semplici: partendo dalla zona posteriore troviamo i foderi superiori e inferiori fissati tra loro attraverso un archetto che funge anche da supporto per il perno ruota. I foderi superiori si congiungono poi al top-tube all’altezza del piantone sella.

Questo punto di giunzione è discretamente basso in modo da rendere il telaio compatto per incrementarne la rigidità torsionale. Analizzando la zona anteriore invece troviamo una serie sterzo ampia che rende l’avantreno più preciso e solido. Il passaggio cavi è interno e l’innesto è collocato all’altezza della serie sterzo.

Al centro del triangolo principale possiamo notare la presenza di ben due supporti portaborraccia, utili anche per fissare un kit meccanico.

Analizzando le geometrie possiamo notare come KTM abbia aggiornato il proprio telaio in alluminio di alta qualità, dotandolo di quote più moderne ma senza esagerare. Troviamo l’angolo sterzo da 69°, ad esempio, assieme al piantone sella angolato a 74°. Il primo garantisce più stabilità rispetto alle quote utilizzate fino a qualche anno fa, mentre il secondo permette una seduta centrale e allo stesso tempo performante nella maggior parte delle situazioni.

Per quanto riguarda i componenti, troviamo nella 1964 COMP un allestimento molto ben coordinato e in grado di affrontare anche competizioni in ambito cross country. La forcella RockShox Judy da 100 mm di escursione è regolabile e bloccabile tramite comando remoto al manubrio.

Il gruppo è un mix di componenti Shimano, troviamo un deragliatore posteriore serie XT, mentre cassetta e guarnitura sono DEORE. La cassetta a 12 velocità è rapportata 10-51 mentre l’unica corona presente (come definito dalle mode più attuali) è da 32T.

Shimano anche l’impianto frenante, serie M4100, dotato di due pistoncini e dischi da 180 e 160 mm di diametro, rispettivamente anteriore e posteriore.

Il reparto ruote è composto da una coppia di cerchi in alluminio KTM Line e mozzi Shimano con 32 raggi e battuta boost 110-148 mm. Copertoni di altissima qualità, Maxxis Recon Race con protezione EXO.

Il cockpit prevede il manubrio KTM Comp flat da 720 mm di larghezza abbinato ad un attacco KTM Team sempre in alluminio. La sella e il reggisella sono anch’essi marchiati KTM, quest’ultimo misura 27,2 mm di diametro.

IL TEST:

Tester d’eccezione Giacomo Dodino, il quale ha messo sotto torchio la KTM ULTRA in terra ligure, tra Finale Ligure e Pietra Ligure, lungo trail anche enduristici.

La mountain bike in questione in taglia L ha fatto registrare al bilancino poco più di tredici chili e mezzo (13,70 per la precisione), certo non un peso piuma ma rispecchia una naturale tendenza all’utilizzo di componenti che possano garantire affidabilità anche nel lungo termine. Sì perché è proprio questo uno degli aspetti che concorrono a determinare il posizionamento nel mercato della serie ULTRA di KTM, ossia il fatto di essere mountain bike solide e pronte a correre, senza andare incontro a usure precoci come invece accade nei modelli molto spinti, ready to race.

Le regolazioni di base sono molto semplici, si tratta di una front e per questo c’è solamente la forcella da regolare, impostando un SAG di circa il 20% dell’escursione, partendo da una base impressa sullo stelo sinistro per poi giocare con la pressione mano a mano che si acquisisce esperienza. Si regola poi la pressione delle gomme, anche in base al percorso, che solitamente si aggira sui 1.5 bar all’anteriore e 1.7/1.9 al posteriore.

La posizione in sella rispecchia quella di una tradizionale mountain bike da cross country, l’angolo di sterzo è posto ad un’inclinazione “umana” e non segue la tendenza attuale di essere molto disteso. Non per questo si tratta di una mountain bike obsoleta, bensì è una caratteristica che ne facilita l’utilizzo e l’agilità nella gran parte dei percorsi quotidiani, proprio la destinazione d’uso voluta quindi. Geometrie che mettono a proprio agio il pilota, pur godendo di un buon carico di peso sull’avantreno (regolabile grazie agli spacer) come ci si aspetta da una mountain bike performante e race-oriented.

In salita le prestazioni sono ottime, le ruote da 29” gommate Maxxis Recon Race garantiscono un ottimo grip soprattutto sull’asciutto, ma anche su terreni umidi ma compatti riescono a dire la loro. La rapportatura permette anche ai meno allenati di raggiungere la cima grazie ad un range di rapporti molto ampio, sebbene la corona sia solamente una.

Viene poi in aiuto la forcella Judy bloccabile tramite il comando a manubrio. Con un dito -senza mollare la mano dalla manopola- è possibile bloccare e sbloccare l’idraulica. Molto utili anche i due supporti portaborraccia, soprattutto in questo periodo estivo e per chi ama le lunghe pedalate.

Nel complesso il telaio si rivela rigido ma non troppo, riesce infatti a filtrare discretamente bene le vibrazioni derivanti dalla ruota posteriore -priva di ammortizzatore- in virtù di come sono innestati i foderi superiori all’altezza del perno passante. Nelle accelerazioni è reattivo e permette di scaricare a terra molto bene i watt erogati da chi pedala. Nelle salite tecniche abbiamo sentito la mancanza del reggisella telescopico, elemento che permette di godere di maggior equilibrio abbassandolo anche solo di un paio di centimetri durante le salite più impervie e lente.

Valutando il cockpit nel suo insieme dobbiamo ammettere come il manubrio sia della giusta larghezza, le manopole ottime e l’inclinazione dell’attacco manubrio anch’essa corretta. Certo un manubrio in carbonio sarebbe in grado di filtrare meglio le vibrazioni… e potrebbe essere l’idea per un primo upgrade.

Anche in discesa ci siamo divertiti molto con la KTM ULTRA 1964 COMP, una mountain bike che il tester Giacomo Dodino ha definito fin da subito “genuina e senza fronzoli”. Tutto il necessario per divertirsi e per scendere in sicurezza c’è: ruote performanti da 2.2” di larghezza, freni Shimano e un telaio facile da interpretare.

Le doti di stabilità e agilità sono inconfutabili, la forcella si è rivelata sempre all’altezza della situazione e anche l’impianto frenante: Shimano è sinonimo di sicurezza anche quando si parla di serie più “economiche” come la Deore o la SLX. L’assenza del reggisella telescopico potrebbe invece mettere in difficoltà chi è meno pratico della guida in discesa, la sella alta obbliga a importanti fuorisella più la pendenza si fa vivace. Fino a una decina d’anni fa questo assetto era la normalità nel cross country, dove la corsa al risparmio dei grammi era tipica, ma al giorno d’oggi si è capito che non sono i 200-300 grammi in più a fare la differenza nelle performance, ma piuttosto sono la maggior sicurezza e mobilità garantite dal reggisella telescopico a spostare l’ago della bilancia a favore dell’utilizzo di questo componente.

Con la KTM ULTRA 1964 COMP abbiamo affrontato trail famosi nel Finalese, normalmente percorsi con biciclette da trail ride, caratterizzati da salti (senza esagerare) curve spondate, rocce e radici, per comprovare l’affidabilità dei componenti e del telaio KTM ULTRA, i quali si cono confermati all’altezza della situazione.

NOTE:

A fine test Giacomo Dodino ha trovato dei reperti storici, delle sue foto agli albori della sua carriera ciclistica dove si vede ritratto durante le competizioni cross country… proprio su una KTM Ultra!

Giacomo Dodino agli esordi, in sella ad una KTM Ultra.

CONCLUSIONI:

Neofiti o semplicemente appassionati che non vogliono esporsi troppo economicamente, possono trovare nella serie ULTRA di KTM il giusto rapporto qualità/prezzo che permette loro di cimentarsi anche in competizioni cross country. In questo test abbiamo messo a dura prova la KTM ULTRA 1964 COMP, mountain bike da 1799€ che si è rivelata un vero portento in termini di affidabilità, tenuto conto che l’abbiamo collaudata lungo i trail del Finalese senza risparmiarla troppo. Le prestazioni che offre permettono di cimentarsi senza problemi anche in competizioni cross country senza dover spendere cifre impossibili per mountain bike che poi si rischia di non sfruttare del tutto. L’indole della serie ULTRA è proprio quella di offrire al biker un ampio spettro di utilizzo, per merito di geometrie azzeccate e di componenti performanti e facili da utilizzare.

Prezzo di listino: 1639€

 

Cosa non ci è piaciuto:
Manca il telescopico.
Cosa ci è piaciuto:
Agilità di guida;
Molto versatile;
Prezzo competitivo.

 

Link al sito KTM Bike Industries: www.ktm-bikes.at

Testo: Matteo Pedrech
Foto: Sergio Bolla
Tester: Giacomo Dodino

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