TEST PEDRONI RACE MATE

Mate è la nuova arma da enduro di Pedroni Race, realizzata a mano nello stabilimento di Reggio Emilia da maestri artigiani e vanta un obbiettivo a dir poco ambizioso: essere estremamente performante per l’agonista ma anche per l’amatore.

Quando si parla di mountain bike Made in Italy non può di certo sfuggire Pedroni, cognome di una famiglia di discesisti emiliani che si è fatto strada negli anni grazie a un’infinita passione nel realizzare telai e biciclette altamente performanti.

La prima Mate è stata presentata all’Italian Bike Festival nel 2022.

Pedroni, divenuto lo scorso anno Pedroni Race, parte dal principio di voler realizzare mezzi unici, costruiti in casa a partire dalla progettazione, passando per la ricerca dei migliori materiali sul mercato, finendo per dare in mano agli appassionati mountain bike dal carattere ben definito, in grado soddisfare in campo gara come anche nell’uscite ludiche.

Nella primavera passata siamo stati a scoprire da vicino, da dentro, il cuore di Pedroni Race a Reggio Emilia. Abbiamo curiosato dove nascono le mountain bike, ci siamo fatti spiegare -quasi- tutti i segreti da Michele Pedroni, titolare, progettista, realizzatore, sviluppatore…insomma, è un Pedroni di nome e di fatto.

Incuriositi dall’introduzione del carbonio e dopo aver visto la Pedroni Race Mate, abbiamo avuto la possibilità di testarla sui nostri terreni di casa per oltre un mese.

COM’È FATTA:

Mate è il modello da enduro, fortemente studiato e voluto da Michele come mountain bike moderna tuttofare. Mate si presenta come la classica mountain bike con la quale si può pedalare un giro all-mountain, si può utilizzare per un’uscita enduro con gli amici, ottima in ambito agonistico -i risultati che sta ottenendo parlano da soli- e anche per affrontare dure giornate in bike park.

Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo…ci siamo di mezzo noi, che le cose vogliamo provarle per poi raccontarvele senza filtri. E quindi eccoci qui in sella alla Pedroni Race Mate.

TELAIO

Il telaio della Mate è un concentrato di passione, un cuore pulsante di tecnologia, un mix di materiali e forme studiati nei minimi dettagli per un solo scopo: garantire le massime prestazioni.

Iniziando la nostra analisi dal triangolo anteriore vediamo come questo sia interamente in carbonio. Le tubazioni che lo compongono non hanno una precisa e comune forma in quanto sia essa che lo spessore del materiale variano in base al più preciso posizionamento. Troviamo ad esempio una serie sterzo dal volume imponente, l’intersezione della tubazione diagonale con quella superiore è molto pronunciata per irrigidire la zona anteriore, una delle più sensibili per quanto concerne i feedback durante la guida.

Spostando lo sguardo lungo il top tube arriviamo alla giunzione con il piantone sella e qui troviamo il medesimo concetto meccanico: ampio volume di materiale per una maggior rigidità e una maggior resistenza.

Lo stesso vale per il movimento centrale che unisce il piantone sella con la tubazione diagonale, quest’ultima che -in tutta la propria lunghezza- vede una differenziazione della forma incredibile: squadrata e ampia all’altezza delle giunzioni, per diventare poi sfinata e curva lungo la zona centrale.

Venendo al carro, esso è formato in un pezzo unico in alluminio. In realtà i pezzi sono più di uno, ma saldati tra loro non presentano perni, per questo li consideriamo in un pezzo unico. Ovviamente il tutto è fissato al telaio attraverso quella che è la vera e propria biella che coordina in toto il movimento della sospensione nei 165mm a disposizione.

Michele Pedroni, durante la realizzazione del carro in alluminio.

Il sistema ammortizzante a single pivot è caratterizzato infatti da un solo elemento in alluminio aeronautico, realizzato partendo da un blocco grezzo e lavorato da frese a controllo numerico. In questo modo si ottiene la massima precisione delle lavorazioni e l’assenza di giunzioni ne aumenta la rigidità. Compito della biella è filtrare il movimento dal carro all’ammortizzatore, questo fissato circa a metà tubazione diagonale. Purtroppo tale conformazione geometrica non lascia spazio alla borraccia.

Lato estetico troviamo il passaggio cavi completamente interno al telaio, eccetto lungo il carro che per motivi pratici corrono esternamente. L’imboccatura anteriore è adiacente alla serie sterzo, una posizione tutto sommato comoda che permette una manutenzione abbastanza facile.

Cura nei dettagli notabile anche dall’estetica della Mate, grafica minimale che lascia intravvedere la trama del materiale composito, inoltre è presente una protezione in gomma del fodero basso lato trasmissione.

GEOMETRIE

In quanto geometrie è spiccato l’avanzamento del REACH, come rispecchia la più attuale tendenza soprattutto nell’enduro e trail. Un telaio più lungo consente una miglior guida in piedi e maggior stabilità sia sul pedalato che alle alte velocità. La centralità della posizione di guida, in pedalata, è garantita da un piantone sella decisamente verticale.

COMPONENTI

La Mate oggetto del test è allestita custom da Pedroni Race, per tanto non è presente a catalogo in questo preciso montaggio. È caratterizzata da una trasmissione GX, quindi con pacco pignoni a 12 rapporti e pignone da 52 denti, affiancata a pedivelle Descend in alluminio e corona da 32 denti.

Gli ammortizzatori sono di casa EXT – Extreme Racing Shox. L’azienda vicentina ha dotato questa Mate del massimo ad ora presente nel mercato, la forcella ERA V2 e l’ammortizzatore Storia Lok V3. Entrambe le unità sono dotate di regolazione alle alte e basse velocità, inoltre i materiali -molti dei quali ricavati dal pieno- sono stati ricercati e lavorati con il solo scopo di garantire le massime prestazioni. Gli steli della ERA V2 sono da 36mm di diametro e prevedono un trattamento superficiale che ne limita l’attrito, risultando molto scorrevoli e quindi sensibili in tutti i 170mm di escursione. L’ammortizzatore a molla è calibrato sulle specifiche del telaio in questione, settato poi in base al peso e alle preferenze del rider. La sigla Lok indica la possibilità di bloccarlo, tramite una levetta posta affianco ai registri.

Le ruote, entrambe da 29 pollici, sono formate da cerchi Radiale in alluminio a 32 raggi su mozzi Novatech. I cerchi tubeless a canale largo permettono di utilizzare copertoni anche piuttosto ampi ma che per questa purosangue da enduro abbiamo evitato, utilizzando piuttosto dei Continental Argotal e Kryptotal da 2.4 di larghezza per contare sulle massime prestazioni…soprattutto in ottica racing.

Per quanto concerne l’impianto frenante troviamo una coppia di pinze e pompanti Magura a 4 pistoncini, accoppiati a dischi da 200mm cadauno. Questi sono della Clarks, presentano un profilo a margherita e un fissaggio della pista frenante tramite 6 nottolini flottanti. Questa caratteristica prettamente di derivazione motoristica permette al disco di essere sempre centrato tra le pastiglie, anche quando alle alte temperature di esercizio tende a variare la planarità.

Il cockpit è composto da manubrio e attacco Switch in alluminio, con il primo che misura 800mm di larghezza e un rise di ben 20mm. Reggisella Switch e sella Selle Italia.

IL TEST:

Ricevuta la Mate l’abbiamo immediata sottoposta al bilancino: 14,6 Kg. Un buon peso per una purosangue da enduro, 29er e dalle lunghe escursioni.

Le prime regolazioni si sono rilevate tutto sommato semplici, grazie anche al supporto offerto da Pedroni Race visto che la prima messa a punto parte proprio dalla loro officina, in base al peso del rider e alle principali caratteristiche di guida. Poi chiaramente il setup di fino va fatto sui trail.

In sella la Pedroni Race Mate risulta molto bilanciata e centrata. Il piantone sella verticale permette una posizione naturale del busto e le gambe operano particolarmente verticali, tutto a beneficio dell’efficienza in pedalata. Il manubrio è discretamente basso per favorire una guida aggressiva, performante e caricata verso l’anteriore, mentre l’angolo di sterzo disteso sposta in avanti la ruota.

Già dalle prime pedalate abbiamo apprezzato la posizione di guida neutrale della Mate, sembra quasi una all-mountain tanto è efficiente in pedalata. Non si fatica troppo ad arrampicare anche le salite più ostiche, sebbene non siano il suo miglior terreno di gioco, grazie alla rapportatura con il “santo” 52 e alle geometrie davvero sbalorditive. In aggiunta il carro rimane piuttosto stabile senza soffrire di bobbing. Merito dell’ammortizzatore dotato di Lok, che ne frena la compressione simulando un blocco, e merito della cinematica. A proposito di ammortizzatore, la levetta per la frenatura non è comoda da azionare, ma la funzionalità è notevole e l’abbiamo usata più che volentieri lungo i trasferimenti. Non si tratta di un bloccaggio completo, come detto poco fa, ma piuttosto di una frenatura della compressione che in salita -onestamente- funziona meglio rispetto a un classico bloccaggio in quanto permette di godere di pochi ma utili centimetri di escursione che equivalgono a maggior grip della ruota posteriore.

Citando novamente la posizione neutra non possiamo che confermare come anche la ruota anteriore risulti stabile e non soffra di involontari impennamenti, anche nelle situazioni di maggior pendenza. Nei tratti tecnici e quasi trialistici risulta meno agile a causa del passo ampio e delle ruote da 29 pollici, situazioni tutto sommato normali sia per la tipologia di mountain bike che per le proprie caratteristiche.

Siete amanti delle lunghe pedalate? Ricordatevi che il portaborraccia non c’è…non c’è nemmeno il posto per fissarlo. Bisogna quindi affidarsi allo zaino con sacca idrica o al marsupio.

Ma noi abbiamo voluto provare la Pedroni Race Mate per metterla sotto torchio in discesa, nell’ambiente per il quale è stata concepita e progettata. Dove riesce a dimostrare tutta la propria tecnologia e il proprio carattere corsaiolo.

Tendenzialmente quando si parla di endurone con ruote da 29 spesso non è il termine “agilità” ad essere citato per la maggiore. Ma la Mate va controcorrente e la prima parola che ci viene in mente per descrivere il suo carattere è proprio “agile”. Siamo rimasti basiti dinnanzi alle sue performance discesistiche, ci siamo dimenticati di guidare una 29er dalle geometrie molto spinte, con 170mm di escursione all’anteriore e 165 al posteriore. La velocità, la rapidità nei cambi di direzione, la facilità nell’alzarla in bunny-hop e l’agilità in uscita di curva ci hanno stampato un sorrisone in faccia fin dal primo momento…e non abbiamo potuto fare altro che assecondarla dando del gran gas.

Si tratta di una mountain bike pronto-gara, almeno per quanto riguarda telaio e sospensioni, un concentrato di tecnologia con un obiettivo chiaro: andare forte in discesa.

Andare forte non è semplice, soprattutto nel veloce: ci vuole una mountain bike che sappia donare fiducia a chi la sta guidando per poter mollare i freni, rimanere rilassati e guidarla in maniera attiva. La Pedroni Race Mate centra in pieno questo obbiettivo. Fin dal primo momento è “la mountain bike che abbiamo sempre utilizzato”, trasmette molto bene tutto ciò che succede sotto alle ruote, il telaio e le unità ammortizzanti lavorano in simbiosi celestiale. Solo forcella e ammortizzatore meriterebbero un articolo a sé, ce ne sarebbe molto da dire di questa ERA V2 e dello STORIA V3, due gioielli realizzati in Italia da EXT. Se dell’ammortizzatore ne abbiamo già parlato molto sia in altri test che in articoli dedicati, è invece la forcella che per la prima volta arriva in mano nostra. ERA V2 è un concentrato di tecnologia che permette di raggiungere prestazioni delle quali che fino ad ora non abbiamo mai goduto in sella ad una bicicletta.

Tralasciamo le caratteristiche tecniche più specifiche, per quelle ci sono le schede tecniche, ma veniamo al lato pratico. Entrambe le unità ammortizzanti garantiscono una scorrevolezza fuori dal comune, spicca però il trattamento agli steli della forcella e la risposta della stessa sia nei primi millimetri di corsa che poi in tutto il suo range. Iper-sensibile fin da subito, fa dimenticare di essere ad aria ed è subito attiva. Diventa molto plush fino a poco oltre metà corsa, per diventare poi progressiva nell’ultimo terzo, con uno spiccata punta della curva di progressione più ci si avvicina al fine corsa. Insomma, una forcella super performante, rigida torsionalmente e molto sensibile, che infonde molta fiducia donando stabilità e grip eccezionali.

Il telaio da canto suo non è da meno, anzi: la rigidità che lo contraddistingue è concentrata per lo più nei punti cruciali come serie sterzo, movimento centrale, incrocio del piantone della e carro. La costruzione in carbonio permette ai tecnici Pedroni Race di donare ad ogni singola zona una ben determinata risposta, giocando con spessori e direzione delle fibre. Allo stesso modo il movimento del carro è molto preciso anche per merito di cuscinetti di altissima qualità. Il tutto bene amalgamato permette di guidare una mountain bike molto agile sul tecnico ma altrettanto stabile nel veloce e nei salti, come ci si aspetta da un mezzo da gara.

I cambi di direzioni sono assolutamente rapidi e l’uscita di curva è esplosiva, con il carro che spinge in avanti accelerando in maniera molto marcata e rapida. Gli ostacoli si saltano facilmente e la guida attiva è la più redditizia.

Nota molto positiva per l’impianto frenante Magura a quattro pistoncini che assieme ai dischi Clarks flottanti formano una combo micidiale sia in termini di modulabilità che di potenza assoluta.

CONCLUSIONI:

Pedroni Race Mate, attualmente una delle migliori interpreti dell’enduro. Il commento non ha filtri, non ci giriamo molto attorno. La Mate è un enduro purosangue ma che regala grande soddisfazione nei tratti pedalati in stile all-mountain. Se telaio, ammortizzatori e impianto frenante non ci hanno dato alcun dubbio in termini di qualità e performance offerte, ritenendoli un’ottima base dalla quale partire per i montaggi, non ci ha convinto così tanto la rimanente componentistica: gomme ok, ma cerchi e trasmissione li riteniamo leggermente sottotono. Pedroni Race permette l’acquisto anche del singolo telaio, così da potersi montare la propria arma da enduro e bike park in base ai gusti personali.

Prezzo di listino: da 3500,00 € (solo telaio) a 10900,00 € (Mate Elite)

 

Cosa non ci è piaciuto:
Pertaborraccia assente.
Cosa ci è piaciuto:
Agilità e stabilità;
Buona pedalatrice, enduro completa;
Personalizzabile al momento dell’ordine.

 

Link al sito Pedroni Race: pedronirace.com

Testo: Matteo Pedrech
Foto: Silvia Rech e Matteo Pedrech

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